di Emanuela Volpe, Consulente Colore IACC Italia

Il colore può farci stare bene o, al contrario, disturbarci. Se questo è vero nella vita di tutti i giorni e negli ambienti nei quali viviamo e lavoriamo, lo è ancor più nelle case di riposo. Un buon progetto cromatico diventa quindi indispensabile al fine di agevolare le necessità specifiche dei degenti e delle persone che professionalmente li assistono.

I colori sono la manifestazione visibile di radiazioni elettromagnetiche che interferiscono con le cellule del nostro corpo, influenzano la produzione di ormoni, stimolano o deprimono funzioni biologiche e psicologiche.
Il colore può farci stare bene o, al contrario, disturbarci, arredare, decorare, rendere diversa la percezione del volume o della distanza degli oggetti; li può far apparire pesanti o leggeri, interferire con il gusto e l’olfatto, può farci venire sonno oppure svegliarci, può essere ipostimolante o iperstimolante. Se questo è vero nella vita di tutti i giorni e negli ambienti nei quali viviamo e lavoriamo, lo è ancor più nelle case di riposo.

L’anziano ricoverato vive una condizione di sofferenza e disorientamento per il fatto stesso di non essere più a casa propria.
La casa è il suo spazio vitale, gravido di ricordi e legami affettivi, è la storia della sua vita ed è proprio questo che lo fa sentire al sicuro, protetto e gli consente di orientarsi. L’idea stessa di soggiornare in un posto diverso può generare molta ansia, specialmente se ha l’apparenza di un luogo di cura, ed è in questo senso che l’attenzione agli spazi fa realmente la differenza tra un passaggio difficile e traumatico e uno invece più delicato e accogliente.

Gli arredi, le luci, i tessuti, i colori di pareti e soffitti, le pavimentazioni e i complementi sono parti di un tutto che concorrono a creare un effetto amichevole e rassicurante o un luogo ostile e ignoto.

Nulla va lasciato al caso e l’effetto decorativo e creativo deve divenire una conseguenza di un progetto accurato e preciso e non la sua motivazione principale.
L'umanizzazione della struttura, attraverso una consapevole progettazione cromatica e luminosa, consente anche lo sviluppo di relazio¬ni interpersonali (tra pazienti, ope¬ratori, volontari) e risulta terapeutico, come provano autorevoli studi, al punto che rende più efficaci gli interventi farmacologici favorendone la riduzione.
Il paziente con malattie neurodegenerative ha problemi visivi e motori, pertanto il progetto deve essere funzionale a ciò che vede, a ciò che percepisce, a come l’ambiente si collega al suo vissuto e alle sue necessità del momento; ha bisogno di sentirsi protetto e affinché l’ambiente possa prendersi cura delle sue difficoltà di percezione e orientamento è necessario uno studio serio sull’ergonomia cromatica di luci e materiali.

L'IMPORTANZA DI UN PROGETTO CROMATICO
Altri aspetti molto importanti sono legati all’esperienza sensoriale e alla di¬mensione fantastica e onirica nella percezione dello spazio, poiché la perdita cognitiva viene spesso sostituita da interpretazioni del reale che possono essere molto destabilizzanti.
Ad esempio, superfici molto lucide possono indurre il paziente a interagire con l’immagine riflessa credendola una persona diversa, oppure provocare il panico e la disperazione se la persona anziana crede di avere ancora trent’anni.
Altre volte il paziente può spaventarsi di fronte a quelli che la sua mente interpreta come insetti che si muovono su una superficie di linoleum texturizzata a puntini o su un tessuto fantasia. Diventa, pertanto, evidente che un progetto cromatico richiede uno studio attento delle necessità specifiche dei degenti e delle persone che professionalmente se ne prendono cura.

IACC si occupa da 60 anni di ricercare e proporre attraverso il suo disciplinare soluzioni idonee al benessere delle persone, specialmente negli spazi in cui la permanenza e la condivisione sono protratte.
IACC Italia ha formulato nel percorso didattico del suo 4° seminario una strutturazione approfondita per formare i progettisti del colore proprio sulle case di riposo, in modo che il clima cromatico corrisponda a canoni relativi all’attività che si svolge negli spazi, all’età di chi ne fruisce, alla salute, alle condizioni di luce, naturale e non, ai percorsi e all’orientamento.
Attraverso lezioni frontali, workshop, ed esercitazioni pratiche i corsisti matureranno una consapevolezza e una competenza specifiche che consentiranno loro di essere portatori di una maggiore e più diffusa cultura del colore finalizzata al benessere delle persone.

*Nell’anno scolastico 2018/2019, la classe 4° del Liceo artistico Boccioni di Milano ha realizzato un progetto di mimetizzazione della porta di sicurezza all’interno del reparto degli Alzheimer dell’istituto Redaelli Golgi di Milano. Il progetto di Alternanza Scuola Lavoro è stato curato da Eugenia Aliata consulente del colore IACC Italia e seguito dalla docente di discipline pittoriche Marina Zanelotti. Il bozzetto è opera della studentessa Lucrezia Almini.

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